Caro Giuseppe,
Ho ricevuto l'indirizzo della tua pagina Web da un'italiana che è partita dall'isola 4 giorni fa. Sono bresciano e parroco dell'isola, che conosco da circa 6 anni ed ho visitato praticamente tutta, visto che sono anche alpinista-andinista.
Un solo appunto ai tuoi "appunti" di viaggio.
Non so chi può averti raccontato la barzelletta (per dirtela con un eufemismo!) che i missionati forse hanno abbattuto il moai di Te Pito Cura. Quando arrivò il primo missionario (Eugenio Eyraud, 1864) manco s'è accorto che c'erano i moia, giacché erano stati TUTTI abbattuti dalle lotte tra le varie tribù, anche se alcuni (per non far svergognare troppo i rapanui, nome dato agli isolani dai tahitiani nel secolo XIX) preferiscono dire che sono caduti per la poca stabilità che avevano o per qualche tsunami.
QUINDI è impossibile che i missionari abbiano abbattuto i moai già abbattuti!
Le spedizioni del 1700 avevano trovato qualche moai in piedi, ma a fine secolo non ce n'era neppure uno.
Saprai che i ciceroni, in Italia, sull'Isola di Pasqua (che è ancora la denominazione più antica che si conosca), a Calama ecc. sogliono infiorettare bene i loro racconti e non sono da prendere per oro colato le scemenze che a volte inventano per appagare la naturale morbosità di tanti turisti. Sull'isola molti ciceroni sono arrivati perfino a dire che tra le "case" (leggi "tane", perché erano solo per trascorrere la notte) di Orongo, ce n'erano 5 destinate alle vergini che il capo tribú che riceveva l'uovo famoso poteva portare con sé, però solo dopo che i capi delle altre tribù avessero "costatato" che erano vergini. Come facevano a saperlo? Facevano passare le supposte "vergini" con i piedi su due pietre alte, sotto le quali si mettevano questi capi, e così (sic!) controllavano la verginità.
Se puoi, correggi un po' questa notizia. Comunque dirò a Lucia Riroroko, catechista della parrocchia, gli elogi che hai per lei nella tua pagina.
Saluti. P. Paolo Scaratti
Rispondi per favore anche al mio e-mail.