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Calcio, Arbitri, De Santis: «Vogliamo la parola»



De Santis: pronti ad affrontare i microfoni. E basta con il sorteggio

ROMA - Se fosse per lui, il sorteggio sarebbe meglio abolirlo e le preclusioni non avrebbero ragione d’esistere in gran parte dei casi. Nel dopo partita, poi, andrebbe volentieri in sala stampa a spiegare come e perché ha preso certe decisioni in mezzo al campo; per chiarire ogni equivoco e magari zittire qualche moviolista che a suo dire conosce poco il regolamento. Massimo De Santis ritrova la parola dopo lungo tempo, sapendo che le proprie frasi oggi hanno un peso specifico maggiore, pur senza andare contero il sistema, in virtù di un carisma che lo sta portando ad essere il successore di Collina. E’ quindi un De Santis nuovo, diverso quello che ieri mattina, al circolo Aniene di Roma, ha ritirato il premio “Limone” che l’unione stampa sportiva ha voluto assegnargli. E’ aperto, sorridente e rilassato, completamente all’opposto dell’arbitro che alla penultima giornata di cinque anni fa finì al centro di un caso pesantissimo per aver annulato un gol al Parma. Che è poi la stessa squadra che l’altro ieri lo ha di nuovo messo al centro del mirino dopo il tre a tre di Lecce.
Corsi e ricorsi, affrontati con la paura allora e con la sicurezza delle proprie convinzioni oggi. De Santis ieri ha ricordato come i tifosi, dopo il gol annullato a Cannavaro che avrebbe fermato la Juventus nella corsa scudetto con la Lazio, lo abbiano minacciato, insultato, arrivando ad attendere i suoi familiari sotto casa. Stavolta i toni della polemica sono meno cruenti, ma certo oggi come ieri, De Santis avrebbe tanta voglia di spiegare i perché dei cartellini gialli e rossi alzati domenica davanti ai giocatori del Parma. A Morfeo, Vignaroli e gli altri, se potesse parlare di questioni tecniche, De Santis chiederebbe come si fa a pretendere collaborazione e comprensione solamente agli arbitri, mentre i calciatori a volte sembrano andare in campo a cercarsela con isterismi e reazioni sbagliate.
«In questo mondo dove la comunicazione è così importante - spiega De Santis - sarebbe ora che ci fosse un gruppo di arbitri pronto ad affrontare i mezzi di informazione». Per spiegare e aiutare i giornalisti, tiene a precisare, non per anteporsi a loro: «Nessuno, per esempio, si accorto che a Lecce ho ammonito Gilardino. Evidentemente non sempre da fuori il campo si hanno le visioni e percezioni giuste. Per questo motivo, credo che i tempi per parlare siano maturi: noi siamo l’unica categoria a cui è negata la parola, mentre sento e leggo gente che parla degli arbitri senza neanche conoscere le regole del calcio». Sul sorteggio, De Santis ha le idee chiare: «Fosse per me le abolirei, così come abolirei cert preclusioni, visto che non posso arbitrare né la Roma, nè la Lazio».
De Santis, che il 22 giugno discuterà la tesi di laurea in giurisprudenza sull’associazione per delinquere di stampo mafioso, è in partenza per l’Olanda, dove prima dirigerà Olanda-Romania per le qualificazioni mondiali e poi farà il quarto uomo nel mondiale under 20 in compagnia dei migliori arbitri internazionali, a cominciare da Merk e Ivanov. Un segnale di forte candidatura per il Mondiale dei grandi in programma tra un anno in Germania. «Se dovessi essere designato, sarà per esclusivo merito mio... e della stampa romana che cinque anni fa arrivò a pubblicare il mio indirizzo di casa», le parole tra l’elogiativo e l’ironico di De Santis, in linea con la motivazione, altrettanto ironica, con cui l’Ussi gli ha assegnato ieri mattina il premio. L’arbitro di Tivoli si è poi augurato che a Roma venga costruito un nuovo stadio perché «vi posso garantire che all’ora in cui si gioca, con il sole, si vede proprio male», facendo riferimento al grossolano errore in cui è incappato il collega Rosetti nella partita contro la Fiorentina, considerato »troppo grande per essere fatto in malafede». (Il Messaggero)

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