Roberto Mancini tornerà ad allenare, perchè «questo è il mio lavoro»; non sa se in Italia o all' estero e non è detto che sia in una squadra che lotta per lo scudetto; molto difficile, comunque, che vada al Milan. Lo ha dichiarato lo stesso ex tecnico nerazzurro in un'intervista a Sky, che ne ha trasmesso stasera un'anticipazione e domani diffonderà la versione integrale. «Tornerò ad allenare, questo sicuramente. Questo è il mio lavoro. Dopo circa 28 anni, se non sbaglio, passati sempre comunque ad allenare e giocare, un anno fermi credo che si possa stare, e si sta anche bene, però poi dopo la voglia ritorna. Stare lì sul campo è la cosa più bella. Non è detto che debba essere per forza una squadra che lotta per lo scudetto, magari può essere una squadra che ha un progetto importante. Quindi valuterò con calma», ha detto Mancini. Il tecnico ha accennato anche alla possibilità per lui di «un'esperienza all'estero», magari in un campionato che non sia necessariamente quello inglese o quello spagnolo. Quanto al Milan - ha spiegato - «adesso credo che sia un pò difficile questo, però poi nel tempo possono cambiare tante cose. Sinceramente al momento non mi sembra una cosa possibile, ma ripeto: se uno fa l'allenatore, soprattutto se ti cercano squadre importanti, deve essere a disposizione». C'è qualche analogia tra Mancini, Cassano e il rapporto con la Nazionale? «Oggi - ha risposto - è difficile trovare dei giocatori che non abbiano personalità e che non siano ribelli. Hanno tutti un proprio modo di comportarsi. L'allenatore deve essere bravo anche in quello, a cercare di non accettare certi comportamenti e a farli cambiare. Io giocavo in Nazionale quando ero alla Samp, e quindi era molto più difficile essere titolare della Nazionale, perchè le altre squadre erano molto più forti, molto più importanti e i giocatori giocavano ad alti livelli. Qualche analogia, però, c'è sicuramente». Mancini giudica poi «molto divertente» il botta e risposta continuo tra allenatori, da lui vissuto dall'esterno. Ma - osserva - «siamo giunti a un livello per cui l'unico modo per fare notizia è fare polemica. Basta una parola, una frase per creare un caso».

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