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Calcio, Zona Perillo: Napoli, a caccia di un perchè...



QUESTIONE MARINO. Le cause del naufragio azzurro non possono essere attribuite solo alle scelte di mercato del dg Marino. Certo Denis, che scarso non è, sembra non valere mezzo Pazzini e neppure un terzo di Milito. Certo Datolo, che con il sinistro comunque ci sa fare, non poteva essere da solo il toccasana per una squadra che a fine gennaio aveva bisogno di almeno un paio di rinforzi robusti. Ma badate bene: questa stessa squadra - costruita proprio da Marino - a dicembre era in testa alla classifica !!! Vorrà pur dire qualcosa... Forse non era tutta da buttare, forse non era stata costruita poi così male... Ho sempre pubblicamente elogiato l'operato di Marino, per quanto da lui compiuto sin dal primo giorno della costruzione del nuovo Napoli. E' stato soprattutto merito suo se un club che nell'estate del 2004 non aveva neppure un tesserato e le tute per gli allenamenti in brevissimo tempo si è ritrovato addirittura in Uefa. Quest'anno sicuramente le scelte del dg non lo hanno premiato. Ma è a dir poco ingeneroso, a mio avviso, dargli tutte le colpe del mondo. Sono i giocatori che vanno in campo e che dovrebbero pur darci una spiegazione.

CAPITOLO GIOCATORI. Hamsik, Lavezzi, Santacroce... Sono irriconoscibili. Erano i gioielli del Napoli, invidiatici da mezzo mondo. Ora sembrano i fratelli scarsi dei giocatori che fino a qualche tempo fa credevamo di conoscere. Ma che cosa gli è accaduto? Ho detto ai microfoni di Napoli Tv che se fossi stato inviato a Cagliari, da un club straniero a seguire la partita del Napoli, per visionare Hamsik avrei offerto per lo slovacco non più di 300 mila euro. Com'è possibile che un talento puro come il suo si sia ridotto, nelle ultime partite, ad un fantasma? E Lavezzi che cos'ha? Perchè non guizza, non salta, non dribbla più come prima? E Santacroce dove l'ha lasciata quella concentrazione che gli consentiva di mettere la museruola a qualsiasi avversario?

I DUE ALLENATORI. Reja ormai era sulla via dell'addio. Vi ricordate che con lui il Napoli aveva raccolto 2 punti in 9 partite? E vi ricordate le pessime prestazioni contro Genoa, Lazio e Reggina? La squadra era a pezzi, il pubblico fischiava, gli ultrà manifestavano. Qualsiasi club dell'universo avrebbe cambiato tecnico, non per farne un caprio espiatorio ma per sperare in una "scossa". Donadoni è un allenatore molto quotato nell'ambiente calcistico, tanto da aver raggiunto, con eccessiva rapidità, addirittura la guida della Nazionale campione del mondo. Le sue scelte, però, non mi stanno piacendo. Lui sta cercando di "mantenere il carro per la discesa", confermando il 3-5-2 di rejana memoria e dando fiducia ai più esperti del gruppo. Invece deve lavorare sul futuro. Il Napoli non ha più nulla da chiedere alla classifica. Quale occasione migliore per vedere Denis e Datolo dal primo minuto? E vogliamo parlare di Russotto? Ma c'è di più: i ragazzi della Primavera di Apuzzo !!! Vi segnalo tre nomi: il difensore Bruno, il centrocampista Giannone ed il bomber Ciano. A questo punto diamo ad alcuni di loro la possibilità di mettersi in mostra. Tanto non possono fare peggio di certi "senatori" della prima squadra.

I CLAN. Il giocattolo funzionava bene, tanto che Capello e Lippi - non due cretini qualsiasi - prima di Natale avevano definito quella azzurra "la squadra dal gioco più bello" di tutta la serie A. All'improvviso... poofff, il pallone si è sgonfiato, tutto è finito a scatafascio. E' stato lo stesso Marino, giorni fa, a parlare di "diatribe interne" che hanno fatto del male alla squadra. E' forse lì il vero problema? I clan (ma quali? E composti da chi?) sono stati la vera rovina del Napoli? A guardarli giocare, questi benedetti ragazzi in campo non si cercano, non si aiutano, non sembrano un gruppo, ma tanti distinti atleti pronti a fare ciascuno solo ed esclusivamente il proprio compitino. Magari ci fosse stato tra loro un Beppe Bruscolotti, un Totonno Juliano, un Fabio Cannavaro. Uno con "le palle", insomma, in grado di prendersi sul campo responsabilità e doveri in difesa della maglia azzurra.

Antonello Perillo

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